lunedì 21 gennaio 2019



Curiose Somiglianze con la Mappa dei Cieli








Curioso come il libro, anzi il codex intitolato Pheanomena di Aratus di cui qui sotto potete apprezzare un'imamgine, conservato alla biblioteca municipale di Boulogne-sur-mer (MS188, folio 20v-30 ecco la pagina in questione), scritto nel X secolo, quindi antecedente al Codice Voynich abbia questo immagine molto simile a quelle della Sezione Archeologica del Codice Voynich.


Testo questo ben noto a Poggio Bracciolini, segretario del Papa, che aveva riscoperto l’Astronomicon di Manlio che era correlato al manoscritto di Arato di Soli e anche a quello di Eudosso di Cnido. Scritto nel terzo secolo a. C dal poeta Arato di Soli intitolato Phaenomena è un poema "scientifico" di 1.154 versi basato su un lavoro precedente del titolo Sami dall'astronomo greco Eudosso di Cnido (ca. 370 aC). Seguendo Eudosso, Arato espone una descrizione sistematica delle costellazioni e dei loro luoghi nei cieli. Come dimostra l'immagine, questa visione sosteneva che la terra fosse una sfera situata al centro di un regno celeste anch'esso concepito come sferico.
Il lavoro di Aratus divenne estremamente popolare dopo la prima metà del secolo, quando Copernico postulò che la terra ruotasse attorno al sole rivoluzionando il pensiero dell'universo. Durante il periodo Romano, il Fenomeno fu tradotto in latino da diversi autori, tra cui Cicerone. 
Il poema didascalico originale è composto come detto di 1154 versi divisi in due parti: Phainòmena la prima, Diosemeîa la seconda, da cui i termini Fenomeni e Pronostici con cui furono già chiamate da Cicerone. 
Nei vv. 1-18 si ha un Proemio con invocazione a Zeus e alle Muse. Qui si spiega il ruolo regolatore del Cielo, soprattutto delle costellazioni, rigurado la quotidianità della vita degli uomini, e in seguito c’è la canonica invocazione a Zeus.
Nei vv. 19-450 c’è la descrizione della mappa celeste.
Nei vv.451-461 abbiamo la transizione ai vv. 462-558, ossia la descrizione dei quattro cerchi utili per il calcolo dell'anno.
Con i vv. 732-757 termina la parte astronomica e si introduce quella meteorologica.
Nei vv. 773-1154, Arato tratta i giorni nel mese lunare, i giorni siderali e dell'anno solare, il ciclo metonico, il movimento diurno e la separazione dei regni di Poseidone e di Zeus. 

Il manoscritto da cui proviene l’immagine prende in prestito il testo da una di queste versioni latine. L'immagine che il folio presenta rivela le sue origini pre-copernicane; l’opera fu creata in un momento in cui scienza, religione e occulto erano intrecciati inestricabilmente. Gli emblemi dei dodici segni dello zodiaco sono giustapposti con le rappresentazioni dei pianeti, sia intesa come creazione di Dio e manifestazioni l'ordine imposto Egli è il cielo e la terra. 




















La domanda a questo punto è: Poggio Bracciolini, che sicuramente conosceva sia Arato che Eudosso, come dimostra la riscoperta che fece dell’Astronomicon di Manlio, può essersi ispirato a questo testo successivo del X e XI secolo per ‘compilare’ il Codice Voynich? Non lo sappiamo, ma non si può escluderlo, vista la sua conoscenza di manoscritti antichi. 





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